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Google Penguin 4.0 e la sfida lanciata alla Black Hat SEO

Google aggiorna la sua estensione integrandola nel suo algoritmo. Riuscirà a eliminare completamente il fenomeno del “Black Hat SEO”?

 

Premessa

Se qualcuno fosse interessato a dare maggiore visibilità al proprio sito internet è importante che sappia che ci sono diversi modi per farlo. Il primo è quello di proporre ai propri utenti materiale interessante utilizzando precise strategie di web marketing, che forniscano un contenuti di valore per il visitatore, mentre il secondo è cercare di ingannare i motori di ricerca, sfruttando network di blog  creati ad hoc.

In questo articolo cercheremo di fare chiarezza su questo secondo metodo e su come Google abbia deciso di arginare il problema.

 

Cos’è la black hat SEO

 google penguin black hat SEO

Questo secondo metodo prende il nome di “Black Hat SEO”.

Il perché del nome è presto detto. Tradizionalmente il cappello nero era associato ai cattivi nei film western. Questo termine è poi stato coniato in ambito informatico ed è andato a definire tutti coloro, hacker in particolare, che usano le proprie capacità per imbrogliare il sistema.

Tutto questo utilizzando tecniche proibite dalle linee guida dei motori di ricerca al fine di scalare la SERP.

Ma cerchiamo di fare chiarezza. Google utilizza un algoritmo che, simulando ciò che farebbe un essere umano, cerca di restituire i risultati migliori e più pertinenti.

Bene, con particolari tecniche è possibile “manipolare” questo algoritmo a proprio vantaggio, mascherando pagine con contenuti di bassa o addirittura nulla qualità per siti interessanti agli occhi di Google, che rimandano poi link al sito/portale che si interessa pubblicizzare, con un conseguente miglioramento nel suo posizionamento in SERP.

Uno degli esempi classici di “black hat” è quello di creare automaticamente, con programmi ad hoc detti spinner, siti web con testi spesso incomprensibili per l’utente che al loro interno utilizzano con una certa frequenza una o più parole chiave di interesse. Una volta creato un network di siti del genere, spesso ospitati su piattaforme gratuite come wordpress.com o blogger, questi rimandano più o meno direttamente link al sito web che si intende posizionare. Come potete immaginare tutto questo avviene a discapito di siti web che cercano di posizionarsi in modo lecito, offrendo articoli di qualità, come avvene nell’ Inbound Marketing ai propri utenti.

Google Penguin: cos’è e come funziona

 google penguin 4 seo

 

Google e gli altri motori di ricerca hanno da sempre cercato di limitare questa pratica penalizzando i siti che ne usufruivano, arrivando addirittura a bannarli. A patto che questi venissero scoperti.

Uno degli strumenti più efficaci è sicuramente Google Penguin, da poco aggiornato alla quarta versione, che si preannuncia rivoluzionaria.

Il suo scopo è quello di scovare i siti che hanno cercato di risalire le SERP utilizzando tra gli alti gli espedienti sopra elencati al fine di dare maggiore visibilità al proprio sito utilizzando delle parole chiave.

Penguin si concentra su tutte quelle pagine che ripetono in modo forzato determinate parole chiave o nascondono link mascherandoli con lo stesso colore dello sfondo. Anche le pagine con troppa pubblicità sono soggette ad analisi.

Fino alle precedenti versioni, data la complessità del suo algoritmo, le scansioni venivano lanciate raramente, circa un volta ogni 4 mesi. Con l’arrivo di Penguin 4, lanciato ufficialmente il 23 settembre, le cose cambieranno radicalmente, almeno a detta di Google.

 

 Google Penguin 4.0

 La maggiore novità è che Penguin è stato integrato nell’algoritmo di Google cessando di essere un elemento esterno che veniva lanciato ogni tanto.

Questo meccanismo di controllo real-time fa in modo che anche chi abbia subito una penalizzazione non debba attendere un refresh  di Penguin; ripulendo la propria pagina dagli elementi sospetti si dovrebbe ritornare facilmente nelle SERP del motore di ricerca.

 

Come non essere penalizzati da Google Penguin

Prima di tutto è necessario sottolineare che l’attività di SEO dovrebbe premiare siti che offrono contenuti di qualità per l’utente. Pertanto è fondamentale anteporre la qualità alla quantità.

Fare una link building è sicuramene un’attività costosa. Tutti coloro che volessero intraprendere questa strada saranno certamente tentati dall’affidarsi a un gran numero di link poco costosi. Questo però, da oggi, verrà penalizzato da Google fin da subito.

Un altro modo per non essere penalizzati ma anzi trarre vantaggio dall’attività di SEO è cercare di creare contatti con siti e blog attivi nel nostro stesso settore.

Questi siti genereranno dei contenuti con all’interno un link che rimanderà al sito che vogliamo pubblicizzare.

Google Penguin: una soluzione definitiva?

In conclusione questo aggiornamento di Google Penguin promette di essere la soluzione definitiva al fenomeno della “black hat” SEO.

Tutti coloro che creano contenuti di qualità non dovranno più preoccuparsi di essere scavalcati nella SERP da coloro che ottenevano visibilità in modo illecito. Forse.

 

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